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martedì 13 marzo 2018

Vendemmiare nei campi confiscati alla mafia

(Feudo Verbumcaudo. Settembre 2017)

Ho scoperto la vendemmia soltanto a 26 anni compiuti, all'alba di un tiepido giorno di Settembre senza ombra. In realtà quel giorno ho scoperto molto di più e oggi voglio raccontarlo.

Mi trovavo a Corleone da un giorno perché dovevo coordinare insieme a Beatrice, per conto dell'Arci (Associazione Ricreativa e Culturale Italiana), un gruppo di ragazzi toscani giunti in Sicilia per prendere parte al progetto di antimafia sociale e legalità democratica "LiberArci dalle Spine", organizzato annualmente grazie alla rete e al supporto di diverse realtà del territorio nazionale, tra cui la "Cooperativa Lavoro e Non Solo", l'Arci Sicilia e l'Arci Toscana e tanti altri partner. Da anni la Cooperativa ospita a Casa Caponnetto, nel cuore di Corleone, migliaia di volontari provenienti da tutta Italia per coltivare le terre sottratte alla mafia, in diversi comuni siciliani, e partecipare ad attività e seminari sull'educazione alla legalità. 
Abbiamo pattuito dei turni delle pulizie e stabilito le nostre regole per creare una convivenza democratica, inclusiva e attenta alle esigenze di tutti.  

Il primo giorno la sveglia suona che fuori dal balcone di Casa Caponnetto è ancora buio. La strada è estremamente silenziosa e le luci gialle dei lampioni illuminano fiocamente i palazzi circostanti. Scendo di sotto perché so già che fuori attende Giovanni con un cornetto alla marmellata caldissimo e morbido. Mentre lo osservo preparare la colazione, tra un caffè, qualche chiacchiera e uno sbadiglio, arrivano gli altri ragazzi. Il primo giorno di vendemmia. 
Dopo un'ora e mezza di strada arriviamo ad una vecchia cascina. L'alba si è appena dissolta e qualcuno mi chiede cosa sia questo posto.
"Questo è Feudo Verbumcaudo, è stato confiscato ai fratelli Greco dal giudice Falcone"
E mentre lo dico non so descrivere cosa provo, riconoscenza, commozione, orgoglio, rabbia, è un guazzabuglio di mille sensazioni.
Raccogliamo da uno stanzino delle casse che carichiamo sul furgoncino e scendiamo ancora per qualche metro. Siamo arrivati al vigneto. 
L'oro del grano investe il verdeggiante vigneto da destra e sinistra, c'è odore di aria pulita e la terra sotto i nostri piedi inizia a riscaldarsi con i primi raggi di sole.
Dopo mezzora fa già molto caldo.
Bernardo, un socio della Cooperativa, ci spiega come procedere, e ci consegna le forbici per la vendemmia. Infiliamo i guanti e iniziamo.
La vendemmia è condivisione e organizzazione. 
"Tu fai quel filare....andiamo a scendere."

"Le ceste lasciatele sotto il vitigno che poi passiamo a prenderle noi".
Da uno stereo portatile fluisce musica di ogni genere, il sole è forte, le mani sono sporche e le vespe assalgono i filari.
Eppure respiriamo tutti una strana e dirompente allegria che neanche la stanchezza riesce a smorzare. Ci stiamo sporcando le mani di terra nei campi di chi un tempo si sporcava le mani di sangue. Stiamo restituendo, insieme ai lavoratori della Cooperativa, un pezzo di terra che per anni è stato negato alla collettività. Il nostro sudore diventerà vino che sarà poi venduto nella Bottega della Legalità di Corleone e distribuito nella rete di acquirenti responsabili creata dalla Cooperativa.
Tra le campagne di Polizzi Generosa, Valledolmo e Vallelunga, nel vigneto Verbumcaudo dedicato adesso a Placido Rizzotto, ad un'ora e mezza di distanza da Corleone, nei terreni confiscati al boss Michele Greco, ci siamo noi, adesso. Tra una risata ed un'altra il tempo vola, abbiamo raccolto già circa cinquanta casse di uva e soddisfatti facciamo ritorno a Casa Caponnetto, un immobile confiscato alla famiglia Grizzaffi, nipoti di Totò Riina.

Siamo parte di una nuova forma di resistenza sociale che nega con forza e convinzione le mafie di ogni tipo, i loro dispositivi violenti e denigranti. Siamo parte di una nuova curiosità che pretende luce, sempre, di una nuova voglia di riscatto che non lascia spazio al timore e al silenzio: non abbiamo bisogno di gridare perché questi piccoli gesti sono in grado di trasformare costantemente tutto ciò che ci circonda e che un tempo era marcio. Lo capiamo ad ogni passo, ad ogni grappolo di uva tagliato, ad ogni colore che scoppia all'improvviso oltre i filari. Le ferite del passato sono cicatrici che trasformiamo in sorrisi.

La storia pesa su ogni pezzo di terra, ma noi voltiamo ogni giorno pagina, scriviamo più forte.
Siamo al centro della storia, della nostra storia, ce ne vogliamo riappropriare come stiamo facendo con le terre, di tutti.

Era il 1891 e nascevano nelle nostre campagne i "Fasci dei Lavoratori", un grande movimento popolare che chiedeva diritti. E si fecero chiamare così perché avevano capito già allora che "un bastone tutti lo rompono, ma un fascio di bastoni chi lo rompe?".

Questo gruppo, questa unione liquida che lega le persone, attraverso il tempo e i mutamenti, i siciliani onesti che ogni mattina costruiscono sopra le macerie, è motivo di orgoglio per me.

Quel giorno di vendemmia ho provato questo. Ho visto tutti quei giovani ragazzi fregarsene del sole scottante, sorridere e scherzare tutti sporchi dove prima non c'era niente, raccogliere frutti nuovi di una storia che stiamo provando a restituire a noi stessi e agli altri, e per un attimo mi sono commossa.
Il sole ha asciugato tutto in fretta, non quella meravigliosa immagine, però.




(Feudo Verbumcaudo. Settembre 2017)


(Feudo Verbumcaudo. Settembre 2017)


(Feudo Verbumcaudo. Settembre 2017)


(Feudo Verbumcaudo. Settembre 2017)


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