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sabato 3 marzo 2018

Il Pozzo di Gammazita

(Quadro attribuito a Josquin Desprez)

Novembre 2017.
Mi trovo a Catania per uno scambio giovanile. Sono qui già da qualche giorno e, tra una sessione di workshop mattutina ed una pomeridiana, il tempo per visitare la città è veramente poco. Anche se sono già stata un'infinità di volte a Catania, non posso dire di conoscerla perfettamente. Quando ci comunicano che Giovedì avremo un'intera giornata di tempo libero, iniziano tutti a progettare cosa fare, dove andare e quale mezzo noleggiare. Volano i primi nomi: Etna (visitata oltre dieci volte), Siracusa (ci sono stata qualche mese fa), Taormina (la conosco fin troppo bene), letto (odio dormire). 
Si dividono tutti tra le prime due mete. 
Ora, io sono estremamente socievole, ma quando vado in esplorazione preferisco andare sola e non soffrire l'indecisione o la fretta altrui. Ecco che trascorrerò buona parte del mio giorno libero a Catania. Sola.

Alle 9.30 varco il portone dell'ostello e mi perdo tra i vicoli e le strade della città sotto un insolito sole cocente e munita della mia fotocamera. Vado un po' ovunque, entro nelle chiese, mi addentro tra i tendoni dei mercati, nei palazzi antichi, perlustro addirittura l'Archivio Storico di Stato senza capirci nulla. Un simpatico vecchietto di tanto in tanto mi controlla, o forse non riesce a credere che io possa realmente essere interessata all'Archivio.  Mi fa cenni con le mani come a dire " continui pure" e il suo sguardo indugia sul tetto  per qualche istante. Non c'è nessun altro visitatore a parte me. Probabilmente perché è quasi ora di pranzo e dovrei già essere dentro un panino. 
Saluto, scendo a due a due i gradoni e mi fiondo nel primo panificio lì vicino.
Mentre addento il panino controllo il mio smartphone alla ricerca di qualche altro posto da visitare. 
Il Pozzo di Gammazita.
Clicco sull'icona nello schermo e spulcio un po' per il sito. Da qualche parte qui vicino c'è un'associazione che  organizza dei tour giù per il pozzo. E ovviamente a quell'ora è chiusa.
Scorro la decrizione velocemente.
Il nome del pozzo non è casuale, anche su di lui aleggia una leggenda. Mi emoziono, io stalkerizzo le leggende.
Secondo il racconto Gammazita era una giovane donna dal bellissimo aspetto e perciò corteggiata da molti uomini, in particolar modo da uno, un cavaliere francese. Questi era molto insistente con la giovane che, però, non intendeva cedere alle sue richieste, nonostante ne fosse invaghita, giacchè "non intendeva cadere nel disonore" prima di un fidanzamento e un matrimonio ufficiali. Quindi cadde nel pozzo. Anzi si lanciò giù nel pozzo.
Alcuni dicono che il cavaliere francese fosse stato in realtà inviato da una rivale in amore, Macalda, ricca e affascinante donna catanese (e mica tanto se doveva ricorrere a questi stratagemmi), la quale era innamorata del suo giovane paggio senza essere ricambiata. Questi, infatti, si era da tempo innamorato di Gammazita. Macalda aveva inviato il cavaliere francese alla corte di Gammazita affinchè questi riuscisse nell'intento di disonorarla, così da allontanare  per sempre  il paggio da Gammazita, porre fine al loro amore e far sì che egli tornasse alla corte di Macalda.
Ormai devo vederlo.
Ma nessuno mi sa indicare esattamente il posto. Sembra che pochissimi catanesi conoscano la sua posizione, alcuni ignorano la sua esistenza e mi guardano come se stessi provando a vedergli un unicorno.
Mi perdo almeno dieci volte. So che è qui vicino, perché nella mappa è veramente a pochissimi passi dal Castello Ursino, ma io davvero non vedo nessun dannato pozzo. Dopo un'ora decido che è meglio bere un caffè al mercato del pesce, a piscarìa, che a quest'ora è ormai semivuoto. Al chioschetto il tipo mi riconosce. Praticamente ci sono andata ogni mattina fino ad oggi perché la mattina presto il mercato è uno spettacolo di abbannìate e vocioni, di sorrisi e di frenesia. 

"Ma sei ancora qui?" e sorride afferrando una tazzina dallo scolapiatti.

Lo guardo affranta "Sì, oggi sto esplorando un pochino la città."

"Dove sei stata?"

Glielo dico e poi aggiungo "...volevo vedere anche il Pozzo di Gammazita ma l'unica cosa che sono riuscita a trovare che possa somigliare ad un pozzo sono i tombini. Ma è possibile che raggiungo il posto indicato dalla mappa e non c'è niente?"

" 'Che ti vuoi lanciare anche tu di sotto?"

"Veramente un ottimo consiglio... Ma tu sai dove si trova?"

E dal suo sorriso direi proprio di sì!

Lascia il bar al suo collega, mi fa cenno di seguirlo e si incammina. Mi dice che quel pozzo lo conoscono davvero in pochi a Catania, perché non è in una piazza o in una strada principale.

"...si trova dentro un cortile privato. Vedi...adesso giriamo e siamo praticamente arrivati. Dobbiamo suonare a qualcuno perché sennò come facciamo, devi attaccarti al campanello e forse qualcuno ti apre. Ma tu diglielo che vuoi vedere il pozzo."

Costeggiamo per qualche secondo un muretto che divide la strada dai binari della ferrovia e sbuchiamo in una piccola piazzetta accerchiata da vecchi palazzi di pietra. Dai fili di un balcone cade giù qualche goccia d'acqua. Qualcuno deve avere appena steso i vestiti, penso, quindi suoniamo al campanello che dovrebbe corrispondere a quell'interno.
Dopo qualche secondo si affaccia al balcone una signora con dei grossi occhiali rotondi.
Non le lascio il tempo di dire nulla: " Signora, salve, potrebbe aprir..."
"No, signorì, non ne vogliamo libri di Geova, cà semmu tutti cristiani"

Mi ha scambiata per una testimone di Geova, l'adoro.

"Signora, non sono qui per venderle un libro, vorrei vedere il Pozzo di Gammazita, sarebbe così gentile da aprire il cancello? Giuro che guardo, scatto una foto e vado via. Non la disturbo più dopo"

Sembra che stia per dire qualcosa, esita, ma alla fine entra senza dire nulla.
"Sarà sorda, boh", mi dice il tipo del chioschetto. Nello stesso istante un trillo: ha aperto il portone. 
Quando entro lei è già affacciata alla finestra che affaccia direttamente sul cortile e mi fissa.
Giuro che l'adoro.
Il tipo del chiosco saluta, "Ci vediamo domani, solito caffè stretto, mi raccomando", e va via con un sorriso che gli occupa tutto il viso.
Il pozzo non è come quelli che si vedono nei cartoni: è profondissimo e ha delle scale.
Faccio qualche foto dall'alto, scendo giù, mi soffermo sulle ripide gradinate. Improvvisamente penso a quante persone prima di me, fin dal 1200 circa, avranno calpestato queste scale e poi alla giovane Gammazita. Il pozzo è molto profondo. Doveva essere decisamente brutto quel cavaliere francese.

« Tu di lu cori sì la calamita
La mia palora non si cancia e muta;
Ti l'hè juratu e ti saroggiu zzita,
Chista mè porta ppi l'autri è chiujuta:
Cala li manu si mi voi pi zzita,
l'ura di stari 'nzemi 'un è vinuta:
si cchiù mi tocchi, comu Gammazita,
Mi vidi 'ntra lu puzzu sippilluta"

(L. Vigo, Opere - Raccolta amplissima di canti popolari siciliani, vol. II, Tip. Galatola, Catania 1870-74)



Per visitare il Pozzo di Gammazita e ricevere altre informazioni consultare il seguente link: https://www.gammazita.it/

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