(Discorso di Peppino, Radio Aut, Onda
Pazza)
Cinisi, trenta chilometri da Palermo.
Casa Impastato, a cento passi dalla casa del boss Badalamenti. Sono pochi metri.
Il 9 maggio del 1978 c'è silenzio e la notte è buia come sempre. Solo un po' di più.
Peppino Impastato viene colpito alla testa con un masso, viene legato alla ferrovia che collega Trapani a Palermo, nelle rotaie che dividono il comune di Cinisi da quello di Terrasini, dove aveva sede la radio che aveva fondato con altri amici coraggiosi, Radio Aut.
"Peppino si è suicidato".
Punto.
Anzi no, Peppino era un terrorista, imbranato peraltro, e voleva far saltare per aria un treno ma era finito per saltare in aria lui.
Imbranato, appunto.
Sì, Peppino probabilmente sapeva che quella sarebbe stata la sua fine, ma la paura di morire non era più forte della paura che tutto intorno a lui morisse. Devi scegliere, cosa ti fa più paura? Il coraggio è quasi una contraddizione, diceva Chesterton, esso significa un forte desiderio di vivere che prende la forma di una disponibilità a morire. Per questo non stava zitto, per non morire dentro, perché credeva che marcire fosse più doloroso che morire.
Peppino è stato ucciso perché oltre a sapere che soli cento passi lo dividevano dal marciume, lo aveva pure detto ad alta voce.
Peppino era siciliano ed era figlio di un mafioso.
Peppino era giovane e non era potente.
Peppino non era neanche un giudice, non aveva titoli, non era neanche ricco.
Peppino indossava i jeans e suonava una chitarra a corde. Scriveva poesie delicate e di giorno riversava il suo sarcasmo contro i mafiosi dagli altoparlanti della radio.
La mafia aveva paura di un ragazzo che di loro sembrava non aver paura.
Li derideva e li ridicolizzava, dava loro nomignoli imbarazzanti, li rimpiccioliva come molliche senza usare le mani.
Forse Badalamenti aveva capito quello che Peppino stava svegliando, una coscienza collettiva che era in grado di annientare l'efficacia di certi dispositivi mafiosi. Qualcosa che andava oltre l'applicazione della legge e riguardava più una resistenza spontanea e pazza.
Un'Onda Pazza.
Una decisa e incalzante lotta di coscienze, una fiamma di consapevolezza che divampava.
La mafia è sciocca.
Uccide gli uomini ma non ha alcun arma contro le idee. Ad un uomo puoi anche sparare e puoi anche fargli male e ucciderlo. Ma non puoi sparare ad un'idea. Non quando quell'idea non appartiene più ad un solo uomo, ma a cento, mille, un milione!
Peppino è stato ucciso.
Oltre ai cento passi che lo dividevano dalla banalità del male, quando la notte era così buia da togliere il fiato, che se non fosse morto avrebbe comunque creduto di esserlo. Quando non era semplice dire che la mafia esisteva e che uccideva.
Oggi, ogni 9 Maggio, una lunga coda di giovani e di adulti attraversa i binari in cui fu ucciso Peppino. Bandiere colorate, cori, canzoni, allegria, fili di commozione e di slogan, non si tratta più di contare i passi che ci dividono, ma di percorrere insieme nuove strade che qualcuno di molto coraggioso ci ha donato.
Si deve avere il coraggio di attraversare e travolgere quelle dell'indifferenza e del silenzio, pur senza urlare, basta che la coscienza parli.
Il corteo arriva davanti la casa di Peppino. la sua stanza è ancora lì, così come l'aveva lasciata lui prima di morire. I suoi libri, i suoi fogli sparpagliati, la chitarra, le sue foto. Ti chiedi così sia quella strana sensazione di averlo lì, tra tutti quei visi sconosciuti e accaldati, ti chiedi in quale sorriso sia finito. Dal balcone di pietra si vede perfettamente quello di casa Badalamenti.
Cemento.
A volte è un passo, a volte sono venti, più di cento, non puoi mai saperlo veramente. Ma devi comunque camminare.
Grazie Peppino.
Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato può essere visitata anche in giornate diverse dal 9 maggio. Per informazioni e curiosità potete consultare il sito http://www.casamemoria.it/
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