In Sicilia, al crepuscolo, quando il cielo è striato di colori, succede che il tempo e la mente rallentano.
Il pescatore socchiude gli occhi, ritira le braccia, mentre il sole scivola verso l'acqua, oltre il golfo dove il vento si è assopito, e le case che prima occupavano con i propri colori l'orizzonte diventano scure, sagome impenetrabili.
Accendo la sigaretta e penso a quello che ho fatto e a quello che non ho fatto ma avrei dovuto fare oggi. Un delicato cielo porpora e oro si riversa sul mare e la piana, ad ogni secondo è imprevedibile. Vermiglio e violaceo, come i lividi che la vita ti fa ogni tanto. Rosso lì in fondo, come le labbra di una donna che questa mattina ha attraversato la strada. Il sole ha le sembianze di un obolo che ad ogni tramonto scambiamo con le nostre aspettative. Cosa è, cosa è stato e cosa volevamo che fosse. Una capitolazione decisa ma senza fretta.
Da qui la sensazione è che tutto si sia arrestato per fissarlo, i passanti, le macchine, le imbarcazioni, le voci, non c'è niente che possa soverchiare quell'immagine.
Qualche rondine, un gabbiano appena visibile, i volatili sopra le antenne delle case intorno.
é in questo momento che la gente dovrebbe chiederti "che hai fatto oggi?"
Si intravede la luna da qualche parte, i lampioni sono già accesi per strada, ma non è ancora buio.
Il sole scivola dietro i pendii, è quasi sera, è quasi tardi, e qui rimane ancora qualche colore da respirare e un sogno d'afferrare.
- Come è andata?-
Oro e vermiglio si schierano sulle linee in fondo.
- Bene, credo che sia andata bene.-
Una mano stretta di nascosto ed è già sera.
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